Mai come in questo periodo mi sono fermato a riflettere quanto la mia vita sia diversa dalla maggior parte delle persone. Ho la fortuna di vivere a un passo dall’oceano in un luogo con l’eterna primavera, svolgo una professione che mi appassiona e che mi lascia la totale libertà di scegliere se, come e quando lavorare; ho tanto tempo libero e la possibilità di gestire interamente il ritmo delle mie giornate e, per di più, la mia quotidianità non è stata cambiata dalla crisi COVID – se non per il meglio. Andando ancora più in profondità, sono circondato da tanto amore, ho un rapporto fantastico con la mia compagna Claudia e una strada spianata per vivere l’evoluzione che desidero.
Mi sento estremamente fortunato e allo stesso tempo sono consapevole che tutto ciò che vivo me lo sono costruito giorno dopo giorno, partendo dalla certezza che la vita che sognavo fosse possibile, mandando all’aria tante cose che non funzionavano come volevo e giungendo a vivere esattamente la vita che desideravo. Non in senso morale – bensì in senso pratico – mi sono meritato ogni cosa, perché ne sono stato responsabile.
Se dovessi condensare in tre punti la causa della vita che vivo direi che tutto nasce dall’ambizione di conoscersi meglio, dal coraggio di compiere scelte importanti e dal padroneggiare strumenti per dirigere la mente (che ci sabota nell’essere felici più di quanto non ci aiuti). Ti racconto tutto questo non per vantarmi, bensì per farti sapere che la vita che vuoi esiste, essa rappresenta la motivazione più forte che può guidarti ed è li un passo avanti a te. Richiede solo che tu la scelga e la abbracci.
Negli ultimi due anni mi sono dedicato a tempo pieno alla scrittura e ho condensato in dodici libri l’essenza di sedici anni di percorso di crescita, osservando chiaramente il paradosso alla base della nostra esistenza: ciò che più desideriamo è ciò che più ci fa paura e se fossimo veramente disposti ad abbracciare la felicità saremmo già felici ora, mentre la realtà è che rimaniamo talmente legati al dolore del passato e alle idee che ci siamo fatti sull’universo in cui viviamo da aver accantonato la possibilità di essere felici davvero.
Dopo aver scritto Il Nuovo Successo e Felicità mi sono reso conto che essere felici è un’arte, ma non è necessariamente vero che essa non sia una meta che si possa concretamente raggiungere. Iniziamo ad essere felici quando accettiamo la responsabilità che possiamo esercitare sulla nostra esistenza e, allo stesso tempo, i limiti che abbiamo nel guidarla. Da quel momento, la felicità rimane con noi, proprio perché non dipende più dagli eventi, ma dallo stato interiore in cui riusciamo a vivere, da qualcosa che noi generiamo.
Dopo tanti anni, mi torna in mente una delle domande di Richard Bandler: “Non quanto dolore, ma quanta gioia possiamo sopportare?“. Non è un bel pensiero dal quale farsi guidare?